L'albero della memoria

"E lo portò sopra un monte e gli disse: un giorno tutto questo sarà tuo". Tutto e anche un po' meno, per non peccare di retorica, pur se questo angolo di Bergamo si presta a una scena del genere, con lo spalto e le mura e tutta una porzione di mondo attorno.

A colui che tenta preferiamo però sostituire l'immagine ideale di un padre e un figlio, uno accanto all'altro, mentre contemplano le meraviglie dell'uomo e del creato, senza brama di possesso, bensì con lo stupore e la gratitudine e il senso di responsabilità del custode, di chi ha ricevuto a sua volta un dono prezioso e si premura di lasciarlo a chi lo seguirà, chiunque esso sia. Una relazione buona insomma, con ciò che ci circonda, in tempi per certi versi grami ma per altri di estrema sensibilità verso la natura, non a caso considerata un "patrimonio".

P.S. A proposito di padri, visto che ieri abbiamo citato di striscio quelli di Storylab, oggi chiudiamo il cerchio ringraziando proprio Stefano Ferrari, la persona che per prima ha avuto l'intuizione di un simile progetto e soprattutto l'ostinazione per farlo nascere e crescere, pian piano (una chicca per i più curiosi: "Archivia" era il primo nome scelto). E siccome siamo in vena di riconoscimenti non possiamo scordare Silvia Sonzogni e Daria Donadoni che insieme a tutto lo staff di Moma lo hanno accudito, finché da seme che era è diventato arbusto e poi l'albero della memoria gratuita, comune, condivisa, che tutti noi apprezziamo.

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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