Sergio Limonta
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Funerale Dei Sette Martiri Antifascisti Dell'Isola Bergasca
isola bergamo (1945)
Funerale Dei Sette Martiri Antifascisti Dell'Isola Bergasca
 
Aggiornata 2 anni

il 25 Aprile 1945 anche sull'Isola Bergamasca inizia il blocco delle strade più importanti e strategiche per il collegamento oltralpe. Verso le ore 17:00 di quel giorno entra in azione il disarmo totale dei tedeschi e dei fascisti in fuga oltre confine dal territorio dell’Italia settentrionale. La sera stessa, sotto il cielo imbronciato da una leggera pioggerellina, la città di Bergamo è sommersa da automezzi in arrivo e in partenza. Si odono spari isolati, mentre la trattativa con il vescovo Bernareggi è avviata per evitare inutile spargimento di sangue. Il Comitato di Liberazione Nazionale (CNL) detta le sue condizioni per il disarmo generale. Alle ore 22:00 da Bergamo giunge a Terno d’Isola un automezzo di repubblichini in fuga verso la Svizzera. Nell'umida e buia sera di quel mercoledì 25 aprile 1945, sullo stradone che da Ponte San Pietro - Presezzo conduceva direttamente in piazza di Terno d’Isola (non vi era il percorso esterno al paese con l’attuale Via Cesare Albisetti), esattamente dove allora Via Casolini s’incrociava con Via Roma, una ventina di partigiani guidati dal presidente del CNL di Terno Franco Besana Colombo intima l’alt al camion in fuga. Per la non risposta al fermo, i partigiani sparano alcuni colpi di fucile contro il camion per intimarlo all'arresto: dall'automezzo partono immediatamente raffiche di mitra sul gruppo di partigiani. Nel drammatico e violento conflitto a fuoco, sette antifascisti rimangono a terra colpiti a morte. I nazi-fascisti fermano l’automezzo per scendere e finire i feriti con pugnalate e calci di fucili. Sei Martiri della Libertà muoiono all'istante trucidati sotto i colpi nazi-fascisti, mentre il giovane Daniele Zonca riuscirà ad allontanarsi, seppur gravemente ferito, per raggiungere la propria abitazione. Morirà dopo una notte d’agonia all'alba del 26 aprile. Il presidente Franco Besana Colombo, intervistato, ha così affermato “Avevo avito l’ordine dal comandante zonale di appostarmi con i compagni sulla strada provinciale perché tutto fosse sotto controllo. Un mancato avviso del CNL di Presezzo ci ha trovati impreparati all'arrivo di un camion di fascisti; intimammo l’alt, ma non seguì risposta. Sparammo allora verso il camion, da cui arrivarono raffiche di mitra. Sette miei compagni furono colpiti. Io, con altri, arretrai nella campagna e solo il giorno dopo conoscemmo la verità. Sei dei nostri erano stati finiti con percosse varie; lo Zonca, rifugiato in casa, spierà il giorno dopo (…). Sono pienamente soddisfatto di tutte le mie scelte; non mi sono mai pentito d’avere –una faccia diversa – perché allora bisognava combattere per raggiungere la libertà. Tanti più, se oggi viviamo in un Paese libero, è proprio grazie a chi ha saputo avere il coraggio di cambiare”. Anche a Capriate, in quel 25 aprile 1945, avvenne un massacro davanti alla cabina elettrica. Un reparto delle SS si era sganciato dalla colonna a Canonica per avviarsi verso Capriate. Lo scontro con i partigiani locali e semplici lavoratori, fu violento. Il bilancio fu di dieci morti e trenta feriti. Biografia dei Sette Martiri trucidati a Terno d’Isola. Natale Centurelli. Dopo il servizio militare non aveva ripreso le armi. Curava il lavoro dei campi, rimanendo avverso alla politica del Partito Fascista. Impugnò le armi per affiancarsi alla 171° Brigata Garibaldi SAP di Dante Paci con la quale teneva indirettamente i contatti. Era nato a Terno il 19 aprile 1908. Risiedeva in Via Medolago 3. Da semplice mezzadro lasciò la moglie Olga e una figlia neonata. Il suo Atto di morte certifica il decesso per armi da fuoco. Daniele Zonca. Celibe: Manovale. In quello scontro del 25 aprile aveva 24 anni ed era il più giovane. Nato a terno il 10 dicembre 1920, abitava in Via Castagnate con la famiglia. In quell'8 settembre 1943 si trovava militare a Verona nell’8° Regg. Fanteria. Con l’Armistizio, come tanti altri, si affrettò per tornare a casa: quindi, per non essere costretto a ripartire nell'esercito, si rifugiò fra le montagne e si affiancò volontariamente alla 171° del Paci. Primo Donato Sorzi Primo Era nato a Terno il 22 agosto 1912. Sposato e padre di quattro figli. Abitava in Via Medolago. Come gli altri, morì la sera del 25 aprile 1945 per causa di ferite varie. Lasciò la moglie e i figli in precarie condizioni economiche. Sulla scheda in archivio del Comitato di Liberazione si legge “venne derubato dagli oggetti personali e da tutti i risparmi che portava con se nella somma di L. 15.000”. Giovanni Panseri. Figlio di Annibale e Beretta M. Teresa. Era nato a Ponte San Pietro il 6 febbraio 1906, ma risiedeva a Terno in Via Roma. Celibe. Commerciante. Muore la sera di quel 25 aprile per ferite varie e da pugnalate dai “repubblichini”. Lasciò la sorella, unica superstite, con un esercizio di vini, che da anni era stato reso inattivo dall'ostilità fascista, costringendo il Panseri al fallimento. Fu dapprima incarcerato, ma poi si diede alla macchia. Appartenne alla 171° B.G. di Dante Paci. Antonio Giuseppe Carissimi Nato a Sotto il Monte il 14 aprile 1913 e in tale paese risiedeva con moglie e figli. Autista. L’atto di morte conferma il decesso per raffiche di mitra. L’8 settembre 1943 si trovava occupato presso la Caproni di Pinte San Pietro e dunque in contatto con Dante Paci, prima che questo eroe fosse giustiziato dai fascisti. Nel febbraio del 1945 entrò nell'organizzazione del Paci ed ebbe l’incarico di recuperare le armi per i partigiani. La sera del 25 aprile era in azione di disarmo con alcuni compagni. Emilio Luigi Medici Era nato a Madone il 27 novembre 1911, ma abitava in Bonate Sotto con moglie e quattro figli. Operaio. Quella sera del massacro si trovava in servizio di recupero armi. Nello scontro con i nazi-fascisti morì all'istante sotto i colpi dei mitra. Apparteneva alla 171° B.G. di Presezzo. Lorenzo Pietro Assolati. Aveva 29 anni, essendo nato a Mozzo-Curno il 24 novembre 1915. Figlio di Giovanni e Ghezzi Giuseppina, abitava in Presezzo con la famiglia. Era celibe e faceva il magazziniere. Apparteneva alla 171° B.G. Sap di Dante Paci e quella tragica sera seguì il martirio con gli altri partigiani trucidati dalle Brigate Nere