Sergio Limonta
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Don Giacomo Melocchi; Uomo Di Cuore
(1950)
Don Giacomo Melocchi; Uomo Di Cuore
Persone
#terno d'isola
 
Aggiornata 8 anni

Uomo di cuore "Don Giacomo era il benvoluto dai ragazzi" così scrive Paolo Giuseppe Crippa "viveva a Terno nella casa dei curati, oltre quella porta verde che si apriva su Via Mercato. Un appartamentino basso, semi-buio e pavimento di mattonelle. Sempre aperto, perché vi era un continuo andirivieni di gente; soprattutto di ragazzi che andavano a prendere il pallone, il giornalino -Vittorioso- e quanto d’utile serviva alla vita dell'oratorio. Con il fratello don Fausto era instancabile per noi ragazzi e voleva che ci divertissimo all'oratorio, non sulla strada, e studiassimo il catechismo. Don Giacomo aveva tante attività: tirare avanti con il cinema, il teatro, la corale, lo stuolo di ragazzi nei giochi e nella dottrina, la squadra di calcio e, soprattutto, seguire tutte le famiglie di Terno andando a trovarle direttamente in casa". I gemelli Fausto e Giacomo Melocchi, nati ad Urgnano nel 1912, " da bambini me li ricordo vivacissimi”, così confida Maria Melocchi, “don Giacomo era impeccabile. Seppur di carattere severo era molto fedele al servizio sacerdotale; particolarmente sensibile verso ammalati e sofferenti. Non ha trovato difficoltà a rapportarsi con i giovani ed essendo uomo di cuore era considerato da loro come un padre. Anche don Fausto è sempre stato attento ai giovani e alle loro problematiche. Essendo la sorella maggiore abitavo con loro nella vecchia casa dei curati, sempre aperta a chi entrava per chiedere consiglio. Per la numerosa presenza d’adolescenti e giovani, che arrivavano per i vari incontri associativi, in quella casa si respirava allegria. All'accoglienza festosa e bonaria di don Fausto seguiva la meticolosa preparazione di don Giacomo. Non posso dimenticare il gran lavoro di progettazione e costruzione dell'Oratorio, compiuto dai miei due fratelli in collaborazione con il curato Canova e il parroco Pesenti, dove io e don Giacomo (don Fausto ebbe nel frattempo il compito di direttore dell'oratorio di S. Maria delle Grazie in Bergamo) vi abitammo poi per due anni. L'Oratorio divenne il centro d’accoglienza per molti giovani, che s'incontravano per le riunioni dell'Azione Cattolica, delle ACLI, del catechismo domenicale". Don Giacomo muore nel 1983 e don Fausto nel 1990. Anche il compianto Roberto Riva, allora ragazzo cresciuto nell’Oratorio, ha lasciato testimonianza di questo periodo: “Molti ragazzi e adolescenti dagli Anni Trenta al 1960 hanno vissuto l’esperienza oratoriane nella casa dei curati con don Pansa e successivamente, negli Anni Quaranta, con don Giacomo Melocchi. La casa era suddivisa in due abitazioni indipendenti; cominciai a frequentare quella sulla destra, dove risiedeva don Giacomo, che negli Anni Cinquanta seguiva in particolare la gioventù maschile. Don Antonio Canova seguiva la gioventù femminile e risiedeva nell’abitazione a sinistra. Le ragazze si incontravano presso l’Asilo delle Suore in Via Bravi. Per noi ragazzi c’era all’ingresso dell’abitazione di don Giacomo un locale per i nostri incontri, dove si poteva giocare al calcio balilla e usufruire di una biblioteca. Il catechismo si teneva presso la chiesina di San Luigi o in sacrestia. In quegli anni vi era l’associazione giovanile dell’Azione Cattolica, che aveva come assistente don Giacomo. Egli costituì diversi gruppi e mi incaricò di seguire i ragazzi aspiranti e i pre-juniores. Negli incontri era posta l’attenzione all’animazione del gruppo e all’aspetto sociale per un cammino di vita in famiglia, nella scuola e in prospettiva il lavoro. Uno dei motti che ci accompagnava era il P.A.S. (Preghiera, Azione, Sacrificio). Eravamo negli anni del dopoguerra e con fatica iniziava la ricostruzione anche attraverso il lavoro nelle grandi fabbriche verso Milano e la Dalmine. Don Giacomo ci aiutò a capire i cambiamenti che avrebbero coinvolto la vita sociale della comunità”.