Settant’anni di Repubblica Italiana

Dopo anni di monarchia, vent’anni di dittatura e due devastanti guerre, il 2 Giugno del 1946 l’Italia stava di nuovo cambiando. Sono passati settant’anni dal giorno in cui gli italiani e, per la prima volta, le italiane, votarono sia per il Referendum tra Repubblica e Monarchia, sia per eleggere i membri dell’Assemblea Costituente che avrebbero avuto il compito di scrivere la Costituzione, tuttora in vigore. Pochi giorni dopo i cittadini seppero del grande cambiamento che li avrebbe attesi negli anni successivi: la Repubblica aveva vinto. 

Nella circoscrizione di Bergamo-Brescia i voti validi furono 751.714, di questi il 53,84% votò Repubblica, in linea con i risultati nazionali (54,30%). La sola provincia di Bergamo però, votò diversamente: Repubblica 49,25% e Monarchia 50,75%; situazione particolare per il Nord, che aveva votato deciso per la Repubblica. La differenza è stata esigua ma fondamentale e molte furono le polemiche, ma il cambiamento era in atto. L’Italia scelse, forse per la prima volta nella sua storia. I candidati bergamaschi eletti per la Costituente furono Cavalli Antonio, Cremaschi Carlo, Belotti Giuseppe, Vicentini Rodolfo (tutti democristiani).

La Repubblica venne festeggiata con una cerimonia alla Torre dei Caduti. Lì, in quella piazza che è rimasta quasi intatta, ritratta in questa splendida fotografia caricata da Roberto Brugali, il 49,25% dei bergamaschi ha festeggiato qualcosa dopo tanti anni. Erano speranzosi di essersi lasciati alle spalle il peggio, ma sicuramente erano spaventati, le ferite della guerra erano ancora fresche e, visti i risultati, la scelta era stata difficile. Lo è stata per i bergamaschi così come per il resto degli italiani. Forse lo fu persino per Maria Josè del Belgio, l’ultima regina d’Italia come consorte di Umberto II di Savoia (soprannominata Regina di maggio, perché regnò solamente dal 9 maggio al 18 giugno 1946), che confessò d’aver votato scheda bianca, forse per rispetto del popolo. 

Comunque sia andata quel 2 giugno, noi siamo figli di questa storia e, come ricordava Vittorio Foa, uno dei costituenti: «Adesso si scandalizzano se vedono volare pugni. Ma anche allora succedevano queste cose: però il pomeriggio, tutti insieme, facevamo la Costituzione».


Monica
Monica Semperboni

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