Piero Bassi e i pomeriggi all'insegna dell'arte

C’è qualcosa che è intrinseco nel progetto di Storylab e ha un valore inestimabile. È quel qualcosa che lo distingue dall’essere una semplice galleria fotografica. Grazie a Storylab, infatti, queste immagini in bianco e nero riprendono vita e tornano a parlare: raccontano di trasformazioni e luoghi che non ci sono più, di tradizioni dimenticate, di volti che hanno fatto la storia di un territorio. Una grande operazione di narrazione della nostra città e della nostra provincia che è possibile solo grazie al contributo di tutti voi, ai vostri ricordi personali che possono unirsi a creare una memoria collettiva.

Ci sono storie che nel tempo affievoliscono e di cui pian piano si perde traccia. Oggi Storylab vuole recuperare una di queste storie e ricordare un grande artista bergamasco del ferro battuto, Piero Bassi. Lo può fare per merito di Roberto Biza, il nostro utente che ha pubblicato le immagini delle sue opere e dello stesso artista al lavoro o in posa sull’uscio del suo atelier di Città Alta, accompagnato dal fido bassotto Pippo.

Il signor Biza lo ricorda con molto affetto ed estrema ammirazione: «Ho conosciuto l’Artista quando ero bambino, in quanto amico e parente dei miei genitori, e sono sempre stato affascinato dalla sua eccezionale capacità di modellare un elemento così duro e difficile come il ferro». Il suo ricordo torna indietro a quei «pomeriggi “educativi”» della sua gioventù in cui l’artista lo accoglieva nel suo laboratorio: «… mi è capitato spesso di frequentare il suo atelier insieme ad altri amici che frequentavano il Liceo Artistico e che, come me, guardavano con curiosità ed ammirazione come un banale pezzo di ferro prendesse forma e si trasformasse, sotto i suoi tocchi sapienti, in un’autentica opera d’arte» e si rammarica del fatto che «forse perché era una persona molto schiva e modesta, da molti era considerato un semplice fabbro».

Per molti, infatti, rimaneva il taciturno fabbro di piazza Mascheroni nel cuore di Città Alta, segno della sua ligia personalità, restia ad ogni pubblicità e preoccupata più del valore artistico dell’opera che della sua commercialità. Alle parole preferiva il suono dei colpi di martello sull’incudine, che con maestria sapevano dare vita ad opere che racchiudevano non solo creatività e modernità, ma lo stesso animo dell’artista, il suo modo d’essere: «… Io al ferro parlo con il cuore. Gli dedico i sentimenti più belli. E diventa una mia creatura, quando da esso viene fuori ciò che ho voluto creare. È quello il momento della gioia più grande…» («Giornale di Bergamo», 8 marzo 1978).

Piero Bassi nasce nel 1910 da una famiglia di fabbri ferrai d’antica origine alzanese, da sempre luogo d’arte ed alta cultura. Attingendo dal padre la passione per il lavoro e una spiccata sensibilità artistica, ebbe la possibilità di perfezionare la sua opera grazie ai suoi studi e alla frequentazione di importanti maestri d’arte. L’inizio della sua attività artistica creativa può essere datata 1947, anno in cui cominciò a produrre per «Arte e Artigianato Orobico» di Luciano Rumi a Milano, e nel corso del tempo le sue opere furono esposte a Roma, Firenze, Milano, Torino e persino alla Mostra Museo di Brooklyn.

Fiorenza
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