Campanili che non resistono al tempo

Una città dei campanili. È la Bergamo che appare a un occhio attento ma distante, magari posizionato lungo le Mura e con lo sguardo che tende al piano, alla distesa che ai piedi delle Prealpi. Una testimonianza di fede, di devozione, che qui più che altrove ha sposato l'animo da costruttori dei propri abitanti, che alle pietre vive hanno abbinato quelle autentiche, di sasso o mattoni.

Un tempo però a quelle torri campanarie ne corrispondevano altre, più snelle e spesso più alte, funzionali a uno scopo produttivo e assai più materiale. Erano le ciminiere, che a differenza dei campanili non sono resistite tanto a lungo, finendo per la maggior parte abbattute e resistendo in sporadici casi, mai nella loro funzione originaria e più come reperto di archeologia industriale.

Se ne scriviamo è per via di questa foto, che ritrae uno scorcio di via Maffei e in cui si staglia proprio uno di quegli esemplari, più simile nella forma a un minareto che a un campanile. Fumo da essa non ne esce più, né alla sua base esistono più quelle fabbriche, quegli opifici che diedero lavoro e relativo benessere a generazioni di bergamaschi. Anch'esse le ricordiamo così, in foto, come avviene nei quadri.

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

La Lungimiranza

Storie di periferia

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