L’antica Via Carbonera Questa Via, con tracciato in gran parte rettilineo, offriva agli abitanti dell’Isola un comodo servizio di collegamento intercomunale poiché scendeva dalle valli del Canto per servire il pianalto isolano fino a Marne: “Il punto di attrazione da parte degli abitanti dell’Isola, nel periodo medievale, era sicuramente Terno. Un punto di riferimento soprattutto sotto l’aspetto ecclesiastico in quanto vi era la residenza del plebano al quale competeva l’amministrazione spirituale di questo territorio definito Pieve di Terno, che è la più antica circoscrizione territoriale dell’amministrazione ecclesiastica della provincia bergamasca. (…). Mi sembra chiaro che questa via di collegamento andasse, nel periodo medievale, ben oltre le finalità prima esposte, cioè la comunicazione tra il capoluogo della Pieve e le varie chiese, o cappelle, dislocate in questa zona”. Tali dissertazioni di Vincenzo Malvestiti e Bruno Ceresoli di Madone, continuano e diventano ancor più interessanti: “Un’altra definizione degna d’attenzione, che i nostri contadini fanno di questa strada, è -Strada dei Morti-. Per comprendere il significato di tale definizione, e non trovando riscontro con luoghi o fatti che facciano pensare ad accadimenti luttuosi od altro, sembra lecito supporre che il ricordo di questa gente abbia radici nel periodo alto medievale quando cioè, su questa via, si trasportavano le salme dei -morti in Cristo- destinati alla sepoltura presso la chiesa plebana di Terno, unica chiesa dell’Isola a godere di tale diritto”. Dunque, nella memoria degli anziani di Madone, per tradizione antichissima, il tragitto della Carbonera affiora alla mente come “Strada dei Morti”. Si è perso il significato di tale appellativo, ma è facile intuire l’origine antica poiché, secondo l’autorevole indicazione di Angelo Mazzi “i morti dovevano essere seppelliti dove si pagava la Decima”. E sul distretto racchiuso tra Adda, Brembo e Canto, in epoca di cristianesimo primitivo, la Decima si pagava alla prima Chiesa battesimale dell’Isola bergamasca; ossia alla Pieve S.Vittore di Terno poiché, dopo aver subordinato la precedente necropoli politeista, era l’unica struttura ecclesiastica dotata di cimitero cristiano. In Terno, al tempo della Serenissima repubblica di Venezia (1428-1797) vi era anche la sede istituzionale della Quadra dell’Isola con tutte le complicanze burocratiche e organizzative che essa poteva apportare accanto alla gestione di una Camera fiscale posta al centro di un territorio incuneato per 90 kmq tra l’Adda e il Brembo. Nella pubblica Cascina Salmister in Contrada Tezzone si riuniva periodicamente il sindaco generale del territorio con consoli, sindaci, agenti, tesorieri e cancellieri comunali. La via Carbonera, per gli amministratori del distretto, doveva essere una specie di superstrada; un percorso rettilineo assai comodo per raggiungere celermente, a piedi o a cavallo, la “Capitale” dell’Isola. Una strada indispensabile per i contadini che dovevano portare i prodotti della terra alle grandi proprietà terriere; soprattutto ai monasteri benedettini di S. Egidio di Fontanella del Monte, San Bartolomeo del Canto e S. Giacomo di Pontida, principali detentori di grandi patrimoni sparsi sull'Isola. E i proventi della terra di proprietà dei monasteri erano da consegnare ai custodi dei magazzini situati all'interno del castello di Botta, vero centro economico dei possedimenti abbaziali. Ma la nostra Carbonera doveva anche essere quella Vialonga che collegava Fontanella del Monte con Treviglio poiché “osservando bene anche l’attuale carta dell’I.G.M. il percorso è ancora perfettamente leggibile. Se non ha molto senso collegare S. Egidio con Treviglio, è invece evidentissima l’importanza che questa strada doveva avere per i monasteri di Pontida e appunto di S. Egidio che la dovevano regolarmente utilizzare per il trasporto dei prodotti dei vasti possedimenti di Madone, Rodi, Filago o ancor più lontani Morengo, al di là appunto di Treviglio” (Gianmario Petrò), Si tratta comunque di un’antichissima arteria viaria utilizzata per il trasporto di carbone dalle vallate al piano. Carbone di legna, naturalmente, poiché in età romana le valli bergamasche erano sfruttate al massimo e il tronco stradale della Carbonera era in stretto rapporto viario con altri rami di servizio intercomunale e interpoderale. Questa strada, quando attraversa Madone, Filago e Bonate Sotto, è tuttora denominata Carbonera o, in altro modo, Via di Terno. In territorio di Chignolo, nei catasti dell’800, è citata Vialunga Carbonera. Da Madone e Chignolo recapitava direttamente in una regione di territorio equidistante tra Terno e Bonate Sopra. All'opposto dirigeva verso Marne, per attraversare l’alveo fluviale del Brembo in località “Put Cròf” (Ponte Corvo), proprio laddove ci sono i resti di un ponte romano con pilastro poggiante su sperone roccioso. Percorrendo la Carbonera gli antichi viandanti varcavano il fiume con il viadotto di Marne per immettersi sulla strada romana che, a sud dell’Isola, collegava Bergamo con Milano. Nel senso opposto, tramite attraversamenti ortogonali, permetteva loro di scegliere un percorso di continuità con altre due importanti arterie romane dell’Isola; la Ponte S. Pietro-Terno-Villa d’Adda e la Marne-Capriate. Ritroviamo la via del carbone sullo Stradario 1869 che“Parte da mezzodì della Strada Provinciale e termina al confine con Bonate Sopra. Gli ultimi 734 metri sono promiscui con Bonate Sopra”. La Via Carbonera, risalendo a nord del territorio di Terno d’Isola, dopo l’incontro con via Delle Gere, abbandona il territorio esclusivamente comunale per intraprendere il tragitto promiscuo con Bonate Sopra; qui inizia a delineare il confine dei suddetti comuni. Risalendo a settentrione nel territorio comunale, oltre la provinciale n° 162 Terno d’Isola-Bonate Sopra (via Bravi) e il rondò della provinciale n° 166 Ponte S. Pietro-Paderno d’Adda (via Roma), notiamo l’originaria continuità con via Valtrighe fino a Cascina Colombera. Dopo il decadente caseggiato con torre colombaia del XVI secolo, recentemente abbattuto, inizia a tracciare l’antica suddivisione nord-est del territorio di Terno da quello di Mapello. Siamo dunque a Settentrione, in territorio di confine, dove Via Carbonera, divenuta via Valtrighe, da più di seicento anni è l’immutata astante del limite territoriale. Con il Codice Patetta conservato negli archivi del Vaticano si risale alla suddivisione di quest’area tra “Bonate Superiori a territorio de Terno et de Casteniate et a territorio de Vertriga (…) qui supra scriptus terminus fillat per quondam viam ubi dictur ad Viam Carboneram (…) et qui terminus (…) dividit et partit territorium de la Bota a territorio de Terno et de Casteniate et a territorio de Carvicho et a territorio de Vertriga”. Da segnalare che il toponimo Vertriga, già citato in uno statuto del 1263, è rapportabile alla radice indoeuropea wert che significa dirigere in linea retta come la Carbonera, da un lontano territorio meridionale, prima di essere alterata nel corso dei secoli, dirigeva rettilinea fino a Valtrighe che era un’antica “curtis” longobarda sotto la giurisdizione amministrativa e religiosa dell’antico Teranis.