Il solco della penitenza

Ieri su Storylab abbiamo fatto un'esperimento, pubblicando questa foto molto particolare, della polleria di via Gombito, messa in relazione alla proposta dell'ex ministro Michela Vittoria Brambilla, di prevedere l'arresto, per chi mangia il coniglio.

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Lo scopo di scegliere questa fotografia era semplice: spiegare meglio che con mille parole la sensibilità che cambia a seconda delle epoche storiche e ricordare che di assoluto c'è poco o nulla.

Un esperimento riuscito, visto che questa foto ha raccolto più commenti che tutte quelle precedenti, almeno su Facebook.

Sempre a proposito dei tempi che cambiano, oggi invece proponiamo un'immagine per mostrare come era vissuto il venerdì santo nella bergamasca, a Clusone, per la precisione, negli anni Trenta, con praticamente tutto il paese in processione e un giorno di grande spiritualità.

Chi non è tanto vecchio, ma comunque è stato bambino negli anni Settanta, come il sottoscritto, ricorda che persino in televisione il venerdì santo non c'erano i soliti programmi e sui canali della Rai sparivano risate, lazzi e cartoni animati, mentre poi con gli anni Ottanta tutto si è omologato e ora si fatica a distinguere questa giornata da tutte le altre.

Senza cadere nel trabocchetto del "meglio o peggio" qui mi pare bello ricordare che comunque era diverso. E se allora rimanevo imbronciato dal non poter vedere in tv i programmi che mi piacevano, ora ammetto che un senso quella giornata diversa dalle altre l'aveva, perché poi le altre, tutte le altre giornate, le apprezzavo di più. La penitenza e la contrizione creavano infatti una differenza ancor più marcata con il giorno di festa, che era un'esplosione di colori, di abbondanza, mentre ora i colori e l'abbondanza ci sono sempre e tutto rischia di essere sciapo, senza differenza.

Ecco perché per quei bambini in processione tra mille candele, che ad un'occhiata superficiale potrebbero sembrare un'immagine macabra, in realtà mi ricordano lo stupore dei miei stessi occhi, quando sentivo parlare di morte, di lutto, di agonia, e allo stesso tempo la sorpresa e la gioia quando quel giorno finiva e dopo il silenzio del sabato arrivava la Pasqua.

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

Portland, Bergamo

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