Le donne di fine Ottocento

L'abbiamo appena festeggiata, in un tripudio di mimose e altri ammennicoli, ottimi per puntare il dito, liberarsi la coscienza e restarcene buoni e indifferenti un altro anno. Le donne tuttavia non possono essere ricordate un giorno solo. Lo abbiamo scritto allora e lo ripetiamo oggi, passando dalle parole ai fatti con l'aiuto di questa foto.

Un'immagine caricata dall'archivio Vittorio Cristilli e tratta da una cartolina raffigurante il convitto della manifattura Festi Rasini di Villa d'Ogna. Uno spaccato memorabile di cosa significasse essere femmina allora, con gli abiti pesanti e complicati, a strati, a proteggere la virtù anche soltanto dai desideri. E poi le capigliature, ampie, elaborate, con i capelli raccolti, che sciolti soltanto dopo il Sessantotto sarebbero stati di moda tra adulti e non soltanto tra bambine.

Ma quel che impressiona maggiormente, di questa foto, sono gli sguardi: intensi, profondi, penetranti, spogli da qualsiasi bagliore di leggerezza, di lievità, in un mondo in cui "c'era poco da ridere" era più che nelle parole nei fatti. Quegli occhi, quegli sguardi, ci interrogano tuttora e ci ricordano che ne abbiamo fatta di strada. Non sempre in meglio, ma neppure a discapito della condizione femminile.

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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