La strada scolpita in Val di Scave

Macché Ande, Himalaya, Val d'Aosta, Trentino o Engadina. Per vedere la montagna, quella vera, non occorre spostarsi né di continente, né di stato, regione e persino provincia.La prova provata l'avete davanti agli occhi, suggestiva e incantevole, come sa esserlo la maestà del creato modificato con maestria e pudore dall'opera dell'uomo.

Una strada scolpita nella dura parete, cavata dalla pietra pezzetto per pezzetto, a colpi di piccone e di mazza, con sullo sfondo le cime più alte e per guarnizione le stalattiti di ghiaccio (sì, lo sappiamo, le stalattiti sono depositi di calcare e quindi sarebbe più corretto definirle "ghiaccioli" ma per noi il termine ghiaccioli rimanda a quelli gialli o verdi o rossi che si compravano al bar e all'oratorio e costavano lire cinquanta). Strutture uniche, sculture create da madre natura, testimonianza incontrovertibile e a prova di opinionista tv sul fatto che il gelo c'è sempre stato e non soltanto in questa parentesi di gennaio fredda.

La val di Scalve, tra le grandi valli bergamasche, è forse la più irta, la più selvaggia, la più originale. E anche la via ritratta qui, via Mala, evoca e rimanda nel nome a una terra ostica, arcigna, che per essere apprezzata deve prima esser conquistata, palmo a palmo, roccia su roccia.

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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