La storica corsa sulle mura

Le gare di automobilismo sono eventi di cui è difficile definire la natura, le caratteristiche e le emozioni suscitate. Sono il tripudio di ingegno e destrezza, un connubio tra lavoro mentale e abilità fisica. L'ingegneria scende in pista con i suoi "bolidi", ammassi di lamiere, chiodi e bulloni che, tutto d'un tratto, prendono vita, si animano e scalpitano per correre. E allora quegli ammassi si trasformano e diventano quasi opere d'arte: una produzione materiale in grado di muoversi con quella precisione e reggere quelle velocità non può che essere un'opera d'arte. Tutto l'ingegno, le conoscenze, il lavoro mentale dell'uomo conquistato dopo secoli di evoluzione e scoperte trova ragione d'essere nel momento in cui le ruote poggiano sull'asfalto, le gomme pronte a stridere, e il motore inizia a rombare.

 

Oggi scegliamo uno scatto condiviso con noi da Sergio Meli che riprende un evento automobilistico davvero storico per la città di Bergamo, il Circuito delle Mura. Era il 19 maggio 1935, e Bergamo fu per l'unica volta la città italiana che ospitò i campioni dell'auto dell'epoca, mettendo loro a disposizione un circuito definito da Tazio Nuvolari il «circuito sublime».

 

Un'Italia diversa si affacciava sul panorama internazionale, un Paese che disponeva di poche automobili rispetto per esempio ai colossi tedeschi, ma che puntava molto sulla qualità dei propri prodotti, di cui le maggiori espressioni furono Alfa Romeo, Maserati e Bugatti. Era questo il contesto in cui Bergamo si preparava ad ospitare il meglio dell'automobilismo sportivo, organizzando la prima gara di velocità in circuito sulle Mura Venete.

 

L'evento fu ben pubblicizzato, tappezzando l'intera città di manifesti, ma soprattutto offrì ai piloti quanto di più possibile, ovvero uno splendido percorso ricavato lungo la cinta muraria che circonda Città Alta e passante per tutte e quattro le porte che la racchiudono. Un circuito decisamente suggestivo, caratterizzato da lunghi rettifili che si snodano lungo baluardi che guardano la Città Bassa, dove i piloti hanno la possibilità di sfogare tutti i cavalli del loro motore, con un tornante finale che porta alla discesa verso Colle Aperto da cui, imboccando la porta del Pantano, si prosegue per la ripida discesa della Boccola verso la Fontana del Lantro. Qui, dopo una lunga frenata, si trova lo stretto tornante che porta alla Fara dove è posto il traguardo.

 

Bergamo ebbe il privilegio di annoverare tra i suoi partecipanti il mitico "Nivola", al secolo Tazio Nuvolari. È lui il campionissimo vincitore di questa Coppa Città di Bergamo. Entrato nella leggenda grazie a quello che divenne un vero e proprio marchio di fabbrica, la "sbandata controllata", Nuvolari rappresenta probabilmente nel migliore dei modi il concetto di connubio tra mente e fisico, un pittore in grado di portare a termine la stesura del dipinto in quanto possessore del controllo mentale necessario, ma allo stesso tempo delle qualità fisiche adatte a completare l'opera. Questo era Nuvolari e questo devono essere i piloti nelle gare di automobilismo: studenti del gioco, forti abbastanza da reggere l'alta velocità e resistere alle insidie del percorso, ma al tempo stesso in grado di leggere le situazioni che si presentano, di entrare in sintonia con l'automobile, muovendosi con essa, percependone ogni singola vibrazione e intuendone il significato.

 

Il Circuito delle Mura è rimasto silente per sessantanove anni. Il rombo dei motori, dal 2004, torna tuttavia a risuonare tra le vie di Città Alta, grazie all'evento Bergamo Historic Grand Prix, in quella che è a tutti gli effetti un'autentica rievocazione della mitica gara che consegnò la città agli annali dell'automobilismo.

Andrea
Andrea Bellini

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