La lezione più bella

Tra le foto di Storylab questa tocca dritto il cuore , perché oltre ad essere bella rappresenta un simbolo.

Una scuola all'aperto... Cosa c'è di più evocativo? Banchi tra i campi, ai lati della strada, con alle spalle Bergamo e tutto attorno l'azzurro del cielo. Romanticamente potremmo limitarci a questo, a una pagina reale da libro Cuore. Ma questa fotografia del 1920 racconta di più.

Racconta il dramma della malattia, dell'esclusione sociale, della discriminazione diremmo forse, con la sensibilità  di oggi, facendo ciò che non si dovrebbe mai fare: applicare per il passato le categorie di valutazione del presente. Quei bambini infatti erano lì poiché avevano la tubercolosi e dunque andavano curati ma anche isolati. Però questa fotografia racconta anche l'altro lato della medaglia, cioè il ritagliare dal limite un'opportunità, l'ostinazione dell'essere umano che di fronte alla malattia non si arrende e continua a credere nella cultura, nell'istruzione, nel "fare scuola" a prescindere dalle difficoltà.

"La "scuola al'aperto" venne istituita nel 1913 su proposta del benemerito maestro Francesco Frutus .Lo scopo primario era quello di isolare e di curare i bambini tubercolotici" scriveva nella didascalia a questa foto l'indimenticato Domenico Lucchetti , fotografo a cui Bergamo deve molto (mentre noi dobbiamo molto a Giuliano Rizzi, che di Domenico Lucchetti fa memoria).

Senza cadere nella retorica, che se non ci si chiama De Amicis e non si è scritto Cuore rischia di stridere come unghia sui vetri, diremmo che davvero il maestro Fratus era benemerito e se molti di quei bambini hanno potuto superare la malattia, uscendone persino migliori, più forti, si deve proprio ringraziare l'ostinazione di quell'insegnante con la paglietta in testa, che mise dei banchi tra i campi, incurante della pioggia e del sole.

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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