La Bergamo del boom, la schedina e il fattore C (non quello legato alla fortuna)

“Linea a Sandro Ciotti...”. “Grazie Ameri...”.

Niente satelliti, immagini in alta definizione, moviola istantanea, collegamenti dallo spogliatoio, interviste a bordo campo. Per quarant’anni il calcio di serie A è stato questo, voci che si alternavano alla radio e raccontavano la partita. Neppure tutta. Soltanto i secondi tempi, almeno fino al 1987, anno in cui “Tutto il calcio minuto per minuto” raggiunse quel massimo splendore che precede sempre il tramonto, anche se allora non ce se ne accorgeva. La trasmissione nacque sulla soglia degli anni Sessanta, il 10 gennaio 1960 per la precisione, come spiega l’esaustiva nota di Wikipedia, e per decenni la trasmissione fu il fulcro della domenica pomeriggio, rito laico che si aggiungeva a quello sacro della messa, la domenica mattina. Come ricorda chi c’era, il programma ebbe una diffusione tale che “era spesso possibile ascoltarlo ininterrottamente, semplicemente passeggiando, venendo questo diffuso dalle innumerevoli radio portatili del tempo, che gran parte degli uomini aveva con sé, spesso appoggiate all'orecchio, mentre passeggiavano con le loro famiglie”.

A Bergamo facevano ancora di meglio e non dovettero aspettare la radio per conoscere i risultati dell’Atalanta già negli anni Cinquanta. Lo testimonia questa foto della via Tasso, proprio di fronte al cinema Excelsior. Come è citato ne “Il Novecento a Bergamo” (grazie Adriano Rosa per averlo ricordato) “Il padrone del bar, grande tifoso, comunicava telefonicamente con qualcuno presente allo stadio per l'aggiornamento del risultato. Poi il figlio Rocco percorreva il Sentierone urlando il risultato della partita”. Il gestore in quegli anni doveva chiamarsi Taiocchi, almeno a prestar fede alla mamma di Giuliano Rizzi, che lì lavorava. E c’è un altro rito laico che la stessa signora ricorda: la schedina. La Sisal, come si chiamava allora, o ancor più semplicemente Totocalcio. Una dozzina di risultati (all’inizio erano dodici, ora sono quattordici, ma l’epoca d’oro è ricordata per il “Tredici al totocalcio”) da azzeccare per accaparrarsi un montepremi che poteva essere modesto, in caso di punteggi scontati, o astronomico, nel caso in il verdetto del campo era sorprendente.

Era un’Italia più povera, modesta, ma anche linda, bella, senza le vertigini che avrebbe comportato la successiva crescita. La soddisfazione, dopo una settimana di lavoro, in anni in cui si lavora pure il sabato, era proprio qualche ora di relax, la domenica, magari - per i più fortunati - raggiungendo il centro città in sella a un Mival o alla Lambretta.

A prestare attenzione, nella foto caricata da Roberto Brugali si intravede oltre ai passanti proprio la sagoma di uno scooter. E c’è un altro dettaglio apparentemente marginale e di cui da decenni si è persa traccia. Una grossa C nera in campo bianco, dipinta sul muro, sull’angolo della chiesa. Simboli identici si possono notare in numerose altre immagini della Bergamo che fu e pochi ricordano cosa significava. Un mistero svelato da Marzio Alfredo Zambelli: “Delle lettere C, anch’esse nere all'interno di cerchi con il bordo nero ed il corpo bianco, segnalavano la presenza di cisterne di acqua, utili per spegnere gli incendi dopo il bombardamento”.

P.S. Qui invece è via Tasso ora. All'angolo con la chiesa non esiste più alcun bar, bensì il negozio di un ottico 

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Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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