Il fantasma del castello

Il portone della Rocca si è spalancato per la consueta festa che ogni anno lo vede protagonista. Ce lo ricorda anche questa bellissima immagine dell’Archivio Wells che ritrae la maestosa rocca che domina il paese. Ma prima dei giullari, delle torri e delle feste, cosa c’era in questa fortezza? 

Sono state epoche crudeli e spietate quelle dei castelli, guerre e devastazioni, tra signorotti invadenti e giovani fanciulle e, come ogni castello che si rispetti, anche quello di Urgnano ha le sue leggende. Ma andiamo con ordine. La Rocca fu eretta nel 1354 per volontà dei Visconti, passò di mano in mano tra i dominatori per poi approdare nelle mani di due famiglie, prima i Colleoni e poi gli Albani.

L’antica leggenda che aleggia in queste stanze risale alla prima metà del Settecento. Racconta di uno stalliere a cavallo scomparso sotto gli occhi dei presenti, e mai più riapparso, proprio nei giardini pensili della Rocca nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre. Ogni anno in questa notte egli torna al castello, lo si sente arrivare a cavallo così come se n’è andato, e i rumori degli zoccoli dei cavalli fanno eco in tutto il castello. Il racconto narra che egli faccia ritorno per cercare cibo per i suoi cavalli, e, forse, perché tra quelle stanze lasciò il cuore. Ma si sa, uno stalliere non avrebbe mai potuto amare una principessa; il suo destino è quello di vagare per poi andarsene ogni volta, errante e smarrito.

Ma c’è qualcosa di ancora più misterioso: nel 2013 lo staff di Hesperya ha svolto un’indagine paranormale proprio ad Urgnano. Qualcuno in quelle stanze vuote ha risposto alle domande degli operatori: «C’è qualcuno qui con noi?», una delle timide risposte fu «Betty». E chi può essere Betty se non una principessa? In particolare ci si potrebbe riferire a Elisabeth Christine von Barunschweig-Wolfenbüttel, consorte di Carlo VI, imperatore del Sacro Romano impero, che soggiornò ad Urgnano. Non si può sapere nulla con certezza, né cosa sia accaduto, né se davvero lo stalliere si innamorò, ma è bello pensare che dopo tre secoli due innamorati si stiano ancora cercando. 


Monica
Monica Semperboni

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