La Liberazione lunga

In settant'anni ne capitano di cose e il ricordo diventa sempre più remoto, sbiadito, aggrappandosi a una data o a un dettaglio ma perdendo tutto il resto, compresa quel succedersi di eventi che è la cronaca prima che venga raccontata osservandola da lontano, trasformandosi in storia.

Il 25 aprile del 1945 non fu un giorno, lo spartiacque preciso tra guerra e pace, un taglio netto tra prima e dopo. No. In uno spillo sul calendario l'abbiamo trasformato noi, che abbiamo necessità di semplificare, di ridurre, di fare sintesi, di chiudere in un fazzoletto fatti e misfatti per farne fagotto e caricarselo sulle spalle, portandolo a spasso nel futuro.

Il 25 aprile del 1945 fu il centro di un compasso ampio, in cui l'incertezza ebbe il sopravvento e seppur l'intuizione che ci si trovasse di fronte a una svolta epocale fosse via via più distinta, quei giorni vennero vissuti da molti trattenendo il respiro e annusando l'aria per capire se davvero era girato il vento.

L'abbiamo presa alla larga anche noi, per spiegare la data in cui è stata scattata questa fotografia che ritrae l'entrata della Brigata partigiana Fiamme Verdi a Bergamo: 2 maggio 1945. Quasi dieci giorni dopo il tempo immaginato ora a tavolino, ma anche in ritardo rispetto ai tre o quattro giorni tra il 25 e il 29 aprile in cui pressoché tutte le città italiane assistettero al cambio di scenario.

Spiega Sergio Meli, colui che ha caricato su Storylab questa immagine: "Tra il 25 ed il 29 Aprile le formazioni partigiane della montagna liberano le Valli, per impedire ai nazifascisti di ritirarsi e di trincerarsi nel capoluogo. A Bergamo il giorno 26 il CLN provinciale prende possesso della Prefettura. Il giorno successivo, i partigiani entrano in città, incontrando in alcune zone sacche di resistenza da parte di cecchini fascisti appostati sui tetti. Nella notte tra il 28 ed il 29 Aprile, infine, iniziano ad entrare in città le truppe alleate, seguite a breve distanza di tempo da reparti italiani del Gruppo di combattimento Legnano".

Qui però siamo oltre, il 2 maggio. Ecco perché occorre ricordare che si trattò in tutti i sensi di un passaggio e non di un punto fermo. Così chi volesse saperne di più, su questa brigata di stampo cattolico , in cui militarono personaggi del calibro di Giuseppe Dossetti ed Enrico Mattei, deve documentarsi, mentre noi ci accontentiamo di osservare quelle divise, quei volti, nella consapevolezza di ciò che è avvenuto dopo, sperando che il significato profondo del loro impegno nel frattempo non sia stato tradito.

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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