Saluti (in posa) prima di partire

Strano a dirsi, la bellezza è anche imperfezione. Così come il vero di distingue dal finto e lo spontaneo si discosta dal costruito proprio per quei dettagli unici che a spiegarli si fa fatica però alla prima occhiata si intuiscono.

Prendiamo questa fotografia, che racconta una delle situazioni più struggenti ed emotivamente forti: il saluto di chi parte e a chi parte, in treno. Un'immagine che richiama addii e arrivederci, lacrime e groppi in gola, speranze e illusioni, tristezze e timori, congedi affrettati e sguardi che implorano. Partire è sempre un po' morire e quello sulle rotaie non fa eccezione. In questo scatto invece non c'è nulla di quel pathos, di quel vibrare di sentimenti invisibili eppure presenti, tangibili. È probabilmente un'immagine promozionale delle stesse ferrovie, un perfetto esercizio stilistico, che apprezziamo in quanto tale ma che scalda poco, tiepidamente.

P.S. Non so voi, ma io vedendo questa foto ho un desiderio che fatico a contenere: che all'improvviso compaiano Ugo Tognazzi e Adolfo Cielo, il conte Mascetti e il professor Sassaroli di "Amici miei", iniziando a piazzar schiaffoni ai passeggeri affacciati ai finestrini, come nella memorabile scena di quello stesso film. Finzione per finzione, almeno quella era dissacrante e divertente (divertente proprio perché dissacrante).

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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