La tassa per entrare in città

Oggi, che andiamo avanti e indietro per l'Europa e per gran parte del mondo senza problemi, sembra un'epoca lontana anni luce. Eppure fino a poco più di un secolo fa non si entrava nelle città se non pagando una tassa sulle merci che si portavano all'interno.

Era il dazio (dal latino medioevale "datio", cioè "il dare", "il consegnare") detto anche gabella (dall'arabo dialettale gabēla, variante di qabāla (lett. "versamento"), passando per il latino medievale gabulum).

Un'imposta antica, che ricordiamo anche nella commedia "Non ci resta che piangere", con Roberto Benigni e Massimo Troisi, nella celebre scena del "Un fiorino!" .

Qui invece la porta daziaria  è quella di Bergamo, sotto le mura di San Giacomo, e si possono notare i volti austeri e le divise delle guardie doganali, comprensive di cappello, giacca e pastrano.

Per chi volesse saperne di più sulle guardie doganali nell'allora Regno d'Italia, segnaliamo uno studio storico  effettuato dall'Archivio della Camera dei deputati, che ne racconta l'istituzione e i vari passaggi, fino all'attuale guardia di finanza.

Noi ci fermiamo a ciò che scrivevamo all'inizio, cioè al confronto con il tempo in cui viviamo, con i viaggi agevoli, gli acquisti e gli scambi via internet, la velocità dei vari corrieri. Un mondo a portata di clic in cui tutto il resto, compreso l'accesso controllato alla città, sembra preistoria.

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

Maggiolino, Cinquecento e vecchi parcheggi

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La lezione più bella