La maestria dei sarti (e dei fotografi) d'altri tempi

Gli abiti. Senza scomodare Armani, Dolce, Gabbana, casa Trussardi (visto che siamo a Bergamo) e neppure le fashion blogger di questi nostri tempi fragili, ciò che ci attrae di più in questa fotografia sono gli abiti, la foggia, i disegni, la stoffa spessa e greve e fine e lieve che ci sembra di poterla tastare con le dita, sentirla frusciare, odorarla persino.

Abiti d'una ricercatezza che adesso neppure riusciamo a sognarla, visto che tutto si è industrializzato e anche quando è fatto a mano è destinato a durare comunque una stagione, pochi mesi, in alcuni casi qualche settimana. Consumiamo prima che si consumino, accantoniamo celermente per cui ogni cura risulterebbe sprecata, inutile, persino ridicola.

Allora ci limitiamo a osservare la moda di allora, che aveva il ritmo lento dei decenni e metteva a suo agio pure quando risultava scomoda. Dovessimo rispolverarla ora ci mancherebbero persino le parole (corsetto, crinolina, tournure, volant, hobble skirt...) per chiamare questo o quel particolare, avendo conservato l'immagine di quei tempi, non una memoria piena, compiuta.

P.S. Questa, caricata da Roberto Brugali, è una foto Taramelli, un talento dell'epoca, e stupisce tuttora per la nitidezza, essendo stata scattata un quarto di secolo prima del Novecento.

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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