Il borgo d'oro

Borgo. Nei tempi antichi era quella porzione di centro urbano non protetto dalle mura, mentre poi a distinguerlo è stata la signorilità, l'eleganza. Il "borgo" da ciò si caratterizza ed è per questo che quello di Santa Caterina agli inizi del Novecento ne prendeva il nome.

Non città, non paese, non campagna, non semplice quartiere o frazione: il "borgo" sta in piedi da sé ma è in relazione a ciò che lo contorna che si può definire tale: una sorta di villaggio nella città di cui fa parte ma che al tempo stesso mai lo limita. In più, grazie ai commenti di Storylab, apprendiamo dettagli che ci riportano indietro una vita.

"Sì, il balcone a destra è sopra l'entrata del portone che immette al Tijuana restaurant - scrive Lamberto Coffetti - Nell'appartamento del balcone alla fine dell'Ottocento abitava mia bisnonna MariaAngela Chigioni (maritata Coffetti), i cui genitori erano mugnai e fabbricanti di paste alimentari. Infatti in quella zona fino a qualche decennio fa c'era ancora il mulino Begnini, che dopo la sua chiusura è stato trasformato in un condominio, proprio accanto al santuario della Madonna. I meno giovani del Borgo ricorderanno di certo che proprio accanto al mulino c'era una grande ruota che, alimentata dalla roggia del Serio, faceva girare le macine del mulino. Mulino che molto probabilmente i genitori della mia bisnonna, mugnai, utilizzavano per macinare grano e produrre poi paste alimentari da vendere in negozio".

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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