Attenti alle zebre

Ci sono fotografie che danno spunto a una storia, che invogliano a raccontare, come scintilla tra la paglia. Altre invece dicono talmente tutto che ad essere onesti bisognerebbe osservarle in silenzio e limitarsi a compiacersi di tanto ingegno, di tanta bellezza, di quante cose riescono a svelare e di come riescono a farlo senza  bisogno di neppure una parola.

Prendiamo questa. Non vi ricorda un tempo in cui i creativi erano artisti e persino la pubblicità più spicciola era affidata ai Giò Ponti, ai Bruno Munari, ai Bruno Bozzetto?

Di più. Immaginate voi un manifesto del genere, oggi? Riuscite a pensare qualcosa del genere che non sia ucciso già nella culla dal conformismo, dalla burocrazia, da uno dei molti "Ufficio complicazioni cose semplice" appartenenti a uno degli altrettanti molti enti che obietterebbero, alzerebbero il dito come monito, eccepirebbero e delibererebbero che assolutamente no, che il cartello non è a norma, che il tal regolamento della tal legislazione inibisce, dissuade, vieta...

Il risultato sono i settanta cartelli in trecento metri della vicina Como, che hanno fatto ridere mezza Italia (e piangere l'altra mezza). Giudicate voi se in questo siamo andati avanti o metaforicamente siamo ancora fermi lì, a quelle strisce, ad ammirare il cartello senza attraversare la strada.

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Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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