Asfaltare

Asfaltare. Un verbo che oggi è parecchio in voga, soprattutto come metafora: "L'Atalanta ha asfaltato il Genoa", "Nel referendum il primo ministro è stato asfaltato dalla maggioranza degli elettori" e così via.
All'utilizzo colorito e variegato dei vocaboli della lingua italiana preferiamo, pur senza trasformarlo in un feticcio, il significato letterale, richiamato in particolare da questa mirabile fotografia di via Paleocapa, immortalata in un tempo in cui si andava molto meno di fretta e le strade parevano seminativi di campagna, senza cemento, senza catrame, senza altro accorgimento se non la terra battuta (battuta veramente, energicamente, rozzamente, niente a che fare con la terra battuta dei campi rossi del tennis e dei gesti bianchi narrati da Gianni Clerici in persona).


In questo modo ricordiamo una delle principali vie di accesso, anzi, visto che è da anni senso unico, di deflusso dalla città verso ovest, autostrada compresa. E con il medesimo piacere ricambiamo lo sguardo attento di quel ragazzino in primo piano, tutto agghindaro nella sua divisa da personaggio dei racconti di Cechov, e girato di spalle, qualche metro più in là u uomo che bombetta o mezzo cilindro in testa se ne va a zonzo, come un Charlie Chaplin qualsiasi.


A dare retta alla data riportata era il 1918 e l'Italia usciva "asfaltata" dalla guerra: se ci riflettiamo una situazione assai più grave di quanto - pur amara per molti aspetti - sia quella attuale, di timori e nebbia

Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

Piazza Mercato delle Scarpe come un quadro d'arte

A bocce ferme

Le Corbusier e gli ospiti di Piazza Vecchia